La Biofiltrazione, usata per abbattimento dei cattivi odori, è di sicuro la tecnologia che meglio sfrutta le potenzialità delle Biotecnologie Ambientali. Funziona grazie a dei microrganismi che, se mantenuti alle condizioni ottimali, lavoreranno senza sosta e al massimo delle loro capacità.
Tuttavia, non sempre è così facile “creare e mantenere” queste condizioni ottimali in un biofiltro.
Servono cure ed attenzioni costanti. Ma garantirle farà la differenza tra avere un biofiltro “vivo” e performante, e avere una provvista di legname, probabilmente neanche buona per il caminetto.
È tassativo che il biofiltro rimanga sempre “biologicamente attivo”. Ciò impone che, parametri vitali come: temperatura, umidità e pH, debbano necessariamente essere sempre garantiti su valori ottimali.
Esistono diverse correnti di pensiero su quali siano questi parametri ottimali. Generalmente dipendono dalla tipologia e dalla composizione della biomassa filtrante che si utilizza (legname), quindi, dovrebbero necessariamente essere sempre forniti dal produttore, con una propria Scheda Tecnica.
In ogni caso, io consiglio:
Anche la qualità della biomassa filtrante è importante per creare queste condizioni ottimali, poiché è da essa che i microrganismi ricaveranno tutti i nutrienti, come Azoto, Fosforo, Zolfo, Potassio, etc., necessari per il metabolismo e la riproduzione.
Questo non ti deve stupire. I microrganismi attivi in un processo aerobico, come quello della biofiltrazione, sono costituiti principalmente da: Carbonio, Azoto, Fosforo, Zolfo e Potassio (più altri elementi minori), con un rapporto C:N:P:S:K che solitamente è di 100:10:4:1:1.
Ecco perché, una carenza di questi nutrienti minori, può causare il rallentamento o il malfunzionamento del tuo biofiltro.
Vuoi una risposta secca? Dalla presenza del “biofilm”.
In pratica, se sei riuscito a garantire tutti questi parametri ottimali, su ogni elemento della biomassa filtrante, si formerà una sottile pellicola, dalla consistenza gelatinosa che, prodotta dagli stessi microrganismi, servirà ad ospitare e proteggere tutte le diverse colonie microbiche, che convivono e collaborano tra loro.
Si tratta di un processo piuttosto laborioso, con notevole dispendio energetico, che i batteri attuano per costruirsi il loro habitat ottimale e funzionale. Più rapido è questo processo di formazione, prima la biofiltrazione arriverà a regime.
Questa specie di gelatina che vedi nelle immagini, è il vero “motore pulsante” della biofiltrazione. Infatti, ogni volta che una molecola maleodorante, trasportata dal flusso dell’aria, andrà ad impattare su questo biofilm, verrà assorbita e catturata, quindi, immediatamente metabolizzata ed eliminata dai batteri.
Questo è il vero punto cruciale. L’attivazione e l’avvio di un biofiltro è una faccenda molto delicata. Necessita di accuratezza e precisione, e non può assolutamente essere lasciata al caso.
Cosa intendo? Solitamente, per attivare i biofiltri, si sceglie se:
Ovviamente, alla fine, questi sistemi riescono comunque a creare una qualche attività biologica nel biofiltro, ma presentano 3 importanti punti deboli:
I microrganismi, hanno dimensioni e mobilità molto ridotte. Introducendo compost maturo o degli elementi di cippato attivo del vecchio biofiltro, nel nuovo letto filtrante, non è assolutamente garantito che i microrganismi possano, in poco tempo, migrare e colonizzare tutto il resto del volume di biofiltrazione.
Ciò espone al rischio di avere per mesi, diverse zone inattive, dalle quali le emissioni maleodoranti possono sfuggire indisturbate;
A seconda della biomassa filtrante scelta e delle condizioni meteoclimatiche del sito, possono volerci oltre 6 mesi prima che la biofiltrazione arrivi a regime. Senza contare che la stessa biomassa filtrante bagnata, spesso puzza di legno marcio!
Esistono moltissime specie microbiche che possono convivere in un biofiltro (batteri, attinomiceti, funghi, muffe, lieviti, etc.), ognuna più o meno utile o funzionale.
Non è affatto detto che, con il compost maturo o con il rapido compostaggio degli sfalci verdi, si possa riuscire a far sviluppare e acclimatare ceppi batterici che siano ottimali e funzionali per la nostra biofiltrazione.
Considera che, il legno del letto filtrante è comunque già densamente popolato da microrganismi normalmente presenti sulla vegetazione.
Se il trattamento di attivazione della biofiltrazione, non riesce a far sviluppare un numero sufficientemente alto di microrganismi utili per il nostro processo, a causa del “trofismo competitivo” (ossia la competizione per il cibo), può succedere che, i batteri già presenti e acclimatati, possano averla vinta e non permettano ai nuovi arrivati di svilupparsi, limitando così l’operatività e l’efficienza del biofiltro.
Il concetto “i batteri sono tutti uguali e uno vale l’altro” non è vero!
Avere un biofiltro attivo, ma con ceppi batterici non specializzati, significa avere un biofiltro che non funziona.
Nella migliore delle ipotesi, comunque, se ci va bene, rischiamo di ottenere costantemente campionamenti, con valori ad un pelo dalle 300 UO/mc prescritte. Ciò significa che basta un niente, che qualche lettura sfori il limite e ti mandi a ramengo tutta la media del biofiltro!
Tra le specie microbiche, naturalmente presenti in natura (sul suolo, sulla vegetazione o anche nell’acqua di irrigazione), ci sono anche diverse specie fungine, in grado di acclimatarsi e svilupparsi saldamente nel biofiltro. Sono molto resistenti e sopportano bene, variazioni anche importanti dell’umidità.
Per il nostro processo di biofiltrazione, i funghi, sono praticamente inutili (e forse anche un po’ dannosi, perché sottraggono nutrienti ai batteri).
Il problema scatta però, durante le fasi di manutenzione, con il rivoltamento e il ripristino del letto filtrante. Se largamente presenti, esiste il serio rischio di diffusione di spore fungine nell’ambiente, cosa decisamente non raccomandabile o salutare e, per la quale, sarebbe consigliabile adottare tutte le misure necessarie per minimizzarne il rischio.
Io sono soddisfatto solo quando la biofiltrazione mi restituisce, al massimo, 100-110 UO/mc! Solo così puoi essere sicuro che stia lavorando come si deve. Ma per ottenere questi risultati, devi garantirgli sin dallo start-up, una corretta gestione.
Questo significa:
Di attivatori biologici, ne esistono tanti in commercio, diversi e specifici per ogni tipologia di effluente da trattare. Possono essere sia in forma liquida che in polvere.
Data la maggiore facilità di stabilizzare i batteri su polvere, solitamente queste tipologie presentano una maggiore varietà di ceppi microbici ed una conta batterica di base molto più alta. Sono più impegnativi da attivare ma, se scelti ed attivati correttamente, l’efficacia è garantita.
Per attivazioni standard, della biofiltrazione a servizio di impianti di compostaggio industriale, il prodotto che preferisco è sicuramente il BFL Odour Clean, prodotto dalla Biofuture Ltd., una multinazionale irlandese, che nel settore oramai vanta un’esperienza di ben oltre 35 anni.
Si tratta di un liquido bianco opaco, composto da microrganismi specializzati nel metabolizzare rapidamente, tutti i Composti Organici Volatili maleodoranti.
Proprio per la sua forma liquida, i batteri che compongono il BFL Odour Clean, sono particolarmente semplici da attivare ed utilizzare.
Inoltre, essendo dotato di una piacevole fragranza di limone, utilizzata come tracciante (che svanisce nell’arco di 24 ore), risulta facilitata anche la distribuzione uniforme, grazie appunto alla traccia olfattiva che lascia, nelle zone già trattate.
Poco fa, ho usato il verbo “attivare”, questo perché gli attivatori biologici, vengono sempre forniti in uno stato dormiente (quiescenza). Necessitano quindi, di essere ridestati prima di essere impiegati.
Questa condizione è ottenuta, grazie ad un leggero biocida, che ne innesca la sporulazione (forma vegetativa), impedendo, che si mangino tra loro durante la conservazione. Ecco perché, per riattivarli, è sufficiente diluire il prodotto in acqua (meglio se tiepida 25°C).
Anche con la biofiltrazione correttamente funzionante, potrebbero verificarsi condizioni particolarmente gravose e con livelli di odorigene in ingresso talmente alti, che il tuo biofiltro proprio non ce la fa.
In questi casi ti consiglio di potenziare temporameanente il biofiltro, in modo da portare il suo rendimento vicino al 100%.
Come si potenzia un biofiltro? Te ne parlo nel prossimo articolo.
Per concludere, il mio consiglio, quando si deve attivare un biofiltro, è quello di irrorare la soluzione biologica, come ultimo passaggio, solamente quando il biofiltro è “completato, pronto all’uso e acceso ”.
Questo per:
Spero davvero di aver contribuito a chiarirti le idee su come attivare correttamente la biofiltrazione per abbattimento dei cattivi odori; ma se hai dubbi, o necessiti di assistenza o anche di acquistare il prodotto biologico di cui ti ho parlato, puoi scriverci nei commenti o direttamente alla mail che trovi nei contatti.
“Mi sono rivolto alla Eco Solution per una serie di bonifiche ambientali davvero impegnative, in terreni contaminati da idrocarburi.
Si sono dimostrati precisi, puntuali e davvero competenti. Sanno realmente come far lavorare i batteri al massimo delle loro potenzialità. I tempi per la bonifica sono leggermente più lunghi, ma i costi non sono neanche lontanamente paragonabili a quelli di una bonifica svolta con i sistemi classici”.
Carlo Foti – Amministratore Unico della FAP Soc. Coop. arl
“Renato è senza ombra di dubbio un grande esperto di abbattimento odori: imposta le sue consulenze sulla base di studio ed esperienza. Ciò che distingue Eco Solution è proprio l’approccio complessivo che prende in considerazione tutti gli aspetti che ruotano attorno alla soluzione.
La nostra azienda costruisce impianti per abbattimento odori, personalizzati e dalle performance superiori, ma soprattutto capaci di evitare mille incombenze che spesso sono causa del risultato finale poco proficuo; la collaborazione con Eco Solution contribuisce ogni giorno a perfezionare i nostri impianti e, nella stessa misura, le nostre soluzioni aiutano Eco Solution a individuare nuove tecnologie da consigliare ai clienti”.
Gerardo Famularo – Amministratore Unico della GF Ambiente Srl
Dal 2012 siamo referenti tecnici e distributori esclusivi per l’Italia di Biofuture Ltd, multinazionale irlandese specializzata nel settore degli attivatori biologici per le biotecnologie ambientali e industriali.
Uniamo la nostra esperienza e ai prodotti Biofuture per riequilibrare, rigenerare e risolvere criticità e disequilibri ambientali e industriali in tutta Italia
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